mercoledì 25 novembre 2009
Simply the BEST
Il 25 novembre 2005 moriva a Londra George Best,giocatore Nord Irlandese icona del calcio mondiale, genio e sregolatezza, protagonista alla fine degli anni '60 di una leggenda che ancora oggi porta il suo nome.
Resta infinitamente celebre il suo "motto" di vita:
" Ho speso molti soldi per alcool, belle donne e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato".
Morì letteralmente consumato dall'alcool, pronunciando quell'ultima frase "Don't die like me", rivolta ai giovani affinchè non cadessero nella trappola della dipendenza.
Se vi capita di atterrare a Belfast, noterete che l'aeroporto della città è a lui dedicato.
J.
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FRASE DEL GIORNO
mercoledì 18 novembre 2009
Regali
Però ci sono dei vantaggi ad essere ricoverati;
una cara amica che mi conosce bene, voleva farmi un regalo che fosse illuminato, che suonasse, che fosse divertente e inutile.
Ottimo regalo: così ho ricevuto queste splendide orecchie da Alce che sfoggerò durante le Feste Natalizie.
Bellissimeeeeeeeeeeeeee! (oltretutto sono un gadget della Lega italiana lotta ai tumori)
J.
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Regali di natale
Yavanna live
Tiferò per le tre sorelle di Sommariva questa sera a X FACTOR, ma per chi potesse ( non io che per ora ho la pancia del tacchino quando è stato squartato,riempito, e ricucito, pronto per esser messo al forno), le YAVANNA suoneranno "aggratiz" al Politeama di BRA sabato sera.
Perchè la musica batte sul DUEEEEEEEE!
J.
Perchè la musica batte sul DUEEEEEEEE!
J.
martedì 17 novembre 2009
BENVENUTI NELLA SLOW ECONOMY
Brutale copia incolla dal blog di Dario Olivero, collaboratore delle pagine culturali di Repubblica, ma dopo aver letto converrete che il contenuto giustifica.
Esempio numero uno. Sono fermo in coda in tangenziale. Io e migliaia di altre automobili. Bloccati. Stiamo facendo tardi al lavoro, i nostri appuntamenti stanno saltando, contiamo nella nostra mente i giorni di vita che passiamo in queste condizioni. Risultato in termini macroeconomici: sto consumando benzina, ho pagato il biglietto in autostrada. Il Pil, Prodotto interno lordo, ha un incremento. Esempio numero due. Sono un neolaureato, ho davanti a me due strade: fare l’insegnante perché lo sento come una missione oppure andare a lavorare in una banca d’affari o come trader. Se scelgo la seconda strada, i guadagni che otterrò e farò ottenere alla mia società incideranno molto di più sul Pil rispetto a uno stipendio statale da insegnante. Risultato: è meglio in termini macroeconomici vendere prodotti finanziari che insegnare filosofia, storia o diritto ai cittadini di domani. Insomma, secondo i criteri di valutazione correnti, la qualità della vita individuale oppure le scelte che possono incedere sulla collettività e cambiare in meglio la società sono al di là di ogni ragionevole buon senso. Meglio chiusi in macchina in tangenziale. Meglio guadagnare tanto e rinunciare a ogni ideale e forse alla propria felicità.
E’ stata chiamata “dittatura del Pil”. L’Europa, la Francia soprattutto, stanno correndo ai ripari poiché hanno capito che i parametri per misurare la qualità della vita di una nazione non può essere demandata a meri fattori economici. E’ nato il Fil, Felicità interna lorda. E’ un’idea orientale. E’ nata nel Bhutan, primo Stato a introdurre questa rivoluzione. Questo è il punto di partenza per parlare del nuovo libro di Federico Rampini, Slow Economy. Da San Francisco a Pechino e ora a New York, Rampini negli ultimi anni ha lavorato per Repubblica a stretto contatto con le due superpotenze, quella americana, ormai una signora in preda a una profonda crisi di mezza età e quella cinese, millenaria ma rinata a nuova adolescenza dopo l’ingresso nel mercato. In questo mondo anfibio, è più facile vedere sotto la patina – di pregiudizio, timore e manicheismo – che avvolge i Paesi asiatici emergenti, le cose che possono essere prese a modello per una società occidentale sempre più affaticata.
Quali? Torniamo all’esempio del traffico. Quante volte è capitato nelle città americane si vedere sfrecciare accanto ai taxi incolonnati, biciclette-calesse guidati da ragazzi e ragazze in forma smagliante che portano uno o due passeggeri a destinazione lasciando gli altri nelle loro lamiere? Anche quella dei risciò è un’idea orientale. Prima era simbolo di sfruttamento coloniale, trapiantata in America è diventata un’altra cosa: risparmio, velocità, emissioni zero, stress zero. In altre parole, esiste in Oriente un modello di sviluppo che, nonostante la furia del neocapitalismo e l’ansia di un Paese che non ancora sconfitto la povertà di massa, ha in sé fattori molto diversi dal modello occidentale che in questi ultimi anni ha mostrato tutte le sue falle dalle bolle esplose, ai titoli tossici, ai superbonus di banchieri colpevoli di aver lasciato sul lastrico milioni di persone, alla distruzione dell’ambiente, alla demolizione sistematica dei diritti del lavoro e del welfare.
Esiste una new green economy che parla cinese, nonostante Kyoto e nonostante la corsa di Pechino al petrolio. Esiste un tipo di consumo che l’Occidente sta riscoprendo a causa della crisi che è frugale, nonostante il Made in China viva sul nostro consumismo. Esiste in tutta l’Asia un’idea di futuro che è ottimista, nonostante i gravi problemi di povertà e malnutrizione ancora aperti. Esiste un modo giapponese di affrontare il mercato del lavoro che dimostra che nel paese più tecnologico del mondo la manodopera aumenta anziché essere sostituita dalle macchine. Tutto questo è Slow, ma non è lento per niente. Succede, succederà, sta succedendo.
Si intitola Slow Economy di Federico Rampini (Mondadori, 17 euro)
Gg
Esempio numero uno. Sono fermo in coda in tangenziale. Io e migliaia di altre automobili. Bloccati. Stiamo facendo tardi al lavoro, i nostri appuntamenti stanno saltando, contiamo nella nostra mente i giorni di vita che passiamo in queste condizioni. Risultato in termini macroeconomici: sto consumando benzina, ho pagato il biglietto in autostrada. Il Pil, Prodotto interno lordo, ha un incremento. Esempio numero due. Sono un neolaureato, ho davanti a me due strade: fare l’insegnante perché lo sento come una missione oppure andare a lavorare in una banca d’affari o come trader. Se scelgo la seconda strada, i guadagni che otterrò e farò ottenere alla mia società incideranno molto di più sul Pil rispetto a uno stipendio statale da insegnante. Risultato: è meglio in termini macroeconomici vendere prodotti finanziari che insegnare filosofia, storia o diritto ai cittadini di domani. Insomma, secondo i criteri di valutazione correnti, la qualità della vita individuale oppure le scelte che possono incedere sulla collettività e cambiare in meglio la società sono al di là di ogni ragionevole buon senso. Meglio chiusi in macchina in tangenziale. Meglio guadagnare tanto e rinunciare a ogni ideale e forse alla propria felicità.
E’ stata chiamata “dittatura del Pil”. L’Europa, la Francia soprattutto, stanno correndo ai ripari poiché hanno capito che i parametri per misurare la qualità della vita di una nazione non può essere demandata a meri fattori economici. E’ nato il Fil, Felicità interna lorda. E’ un’idea orientale. E’ nata nel Bhutan, primo Stato a introdurre questa rivoluzione. Questo è il punto di partenza per parlare del nuovo libro di Federico Rampini, Slow Economy. Da San Francisco a Pechino e ora a New York, Rampini negli ultimi anni ha lavorato per Repubblica a stretto contatto con le due superpotenze, quella americana, ormai una signora in preda a una profonda crisi di mezza età e quella cinese, millenaria ma rinata a nuova adolescenza dopo l’ingresso nel mercato. In questo mondo anfibio, è più facile vedere sotto la patina – di pregiudizio, timore e manicheismo – che avvolge i Paesi asiatici emergenti, le cose che possono essere prese a modello per una società occidentale sempre più affaticata.
Quali? Torniamo all’esempio del traffico. Quante volte è capitato nelle città americane si vedere sfrecciare accanto ai taxi incolonnati, biciclette-calesse guidati da ragazzi e ragazze in forma smagliante che portano uno o due passeggeri a destinazione lasciando gli altri nelle loro lamiere? Anche quella dei risciò è un’idea orientale. Prima era simbolo di sfruttamento coloniale, trapiantata in America è diventata un’altra cosa: risparmio, velocità, emissioni zero, stress zero. In altre parole, esiste in Oriente un modello di sviluppo che, nonostante la furia del neocapitalismo e l’ansia di un Paese che non ancora sconfitto la povertà di massa, ha in sé fattori molto diversi dal modello occidentale che in questi ultimi anni ha mostrato tutte le sue falle dalle bolle esplose, ai titoli tossici, ai superbonus di banchieri colpevoli di aver lasciato sul lastrico milioni di persone, alla distruzione dell’ambiente, alla demolizione sistematica dei diritti del lavoro e del welfare.
Esiste una new green economy che parla cinese, nonostante Kyoto e nonostante la corsa di Pechino al petrolio. Esiste un tipo di consumo che l’Occidente sta riscoprendo a causa della crisi che è frugale, nonostante il Made in China viva sul nostro consumismo. Esiste in tutta l’Asia un’idea di futuro che è ottimista, nonostante i gravi problemi di povertà e malnutrizione ancora aperti. Esiste un modo giapponese di affrontare il mercato del lavoro che dimostra che nel paese più tecnologico del mondo la manodopera aumenta anziché essere sostituita dalle macchine. Tutto questo è Slow, ma non è lento per niente. Succede, succederà, sta succedendo.
Si intitola Slow Economy di Federico Rampini (Mondadori, 17 euro)
Gg
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lunedì 16 novembre 2009
mercoledì 11 novembre 2009
DOVE SEI DIRETTO
Billie: Tutti mi stanno guardando, forse perchè indosso un vestito da 3 dollari...
John: Per loro conta la provenienza, ma è più importante dove sei diretto.
Billie: E tu dove sei diretto?
John: Ovunque tu desideri.
(Johhny Deep e Marion Cotillard al ristorante in "Public Enemies", di Micheal Mann).
Film consigliato. Ma tra l'essere un nemico pubblico e un bastardo senza gloria, non ho dubbi: scelgo di essere il secondo.
Gg
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martedì 10 novembre 2009
Prima Pagina - sabato 28 novembre
Presso il teatro Milanollo di Savigliano ore 21,00
si terrà lo spettacolo
PRIMA PAGINA
di Ben Hecht e Charles McArthur
organizzato dalla onlus : Noi con voi di G. Piano
Ciao
Clara
si terrà lo spettacolo
PRIMA PAGINA
di Ben Hecht e Charles McArthur
organizzato dalla onlus : Noi con voi di G. Piano
Ciao
Clara
15 novembre Dogliani
Domenica a Dogliani si terrà la "Camminata tra i colori della nuova docg Dogliani" camminata non competitiva a passo di cammino e fitwalking. Si transita tra i suggestivi vigneti e tra i luoghi più significativi della Langa di Einaudi.
Percorsi da 6 e 8 km. Ritrovo in p.zza Umberto a Dogliani ore 9,30, partenza ore 10,15.
Io vado...
se qualcuno volesse unirsi...
Buona gg
Clara
Percorsi da 6 e 8 km. Ritrovo in p.zza Umberto a Dogliani ore 9,30, partenza ore 10,15.
Io vado...
se qualcuno volesse unirsi...
Buona gg
Clara
Discorso di Lance Armstrong alla 150a cerimonia di fine anno alla TUFTS UNIVERSITY il 21 maggio 2006 dove ha ricevuto la laurea ad honorem
Ho fatto sport a livello professionale per 20 anni. Conoscevo solo una cosa: come ottenere il meglio soffrendo su una bici. Ma ora tutto è cambiato e mi sono "diplomato" ad un altro livello della mia vita, affrontando nuove sfide.
Nel caso non lo sappiate, mi è stato diagnosticato un cancro ai testicoli nel 1996, non esattamente qualcosa di cui un ragazzo di 25 anni del Texas ami parlare.
Quando finii la chemioterapia, nel dicembre 1996, non ero sicuro che sarei riuscito a tornare per la visita annuale. Sono stato lontano dalla bici per i seguenti 18 mesi. La mia nuova vita è iniziata il giorno in cui ho lasciato l'ospedale, nel dicembre 1996. Il mio medico mi prese da parte e mi disse: "Voglio parlare con te del "dovere di guarigione". Puoi uscire di qui come privato cittadino che non condividerà mai la sua storia, che spera e va avanti o al contrario dichiarare apertamente: Sono un sopravvissuto del cancro e ne sono orgoglioso. Ha cambiato la mia vita per sempre, e vi racconterò la mia storia."
Ho scelto questa seconda strada. Ho scelto una "cittadinanza attiva". E sfido tutti voi a scegliere questa mia stessa strada.
La mia educazione è stata la malattia. La mia formazione è stata su un letto di morte.
Ho capito che l'unico modo di vivere è attivamente, come cittadini attivi.
Uscito dall'ospedale, non ho mai pensato che avrei ripreso la bicicletta, di riprendere lo sport, di vincere una sola tappa del Tour. Ma è successo e questo mi ha dato l'opportunità di andare in molti luoghi e condividere la mia storia e cercare di dare speranza a milioni di persone in tutto il mondo. Per questo mi sento benedetto: per avere avuto questa opportunità. Potreste non avere mai una tale opportunità a livello mondiale, ma disponete tutti di una vostra opportunità, a partire da casa vostra.
Nel 1998, quando ho deciso di ritornare, non c'erano garanzie nè certezze. Pensavo che, dal momento che ero stato così malato, se ero riuscito a liberare il mio corpo da tutto il cancro, sarei ritornato ed avrei vinto subito. Avevo metastasi all'addome, al polmone e cerebrali e ho pensato, "Sbarazziamoci di tutta questa roba e sarò in grado di vincere qualunque cosa." Spirito agonistico, mi allenai con quell'idea.
La realtà è stata, invece, che non ho vinto. Peggio ancora, mi sono disinnamorato dello sport e della bici. Ho smesso e sono tornato a casa nella primavera del 1998. Questa è una storia che nessuno racconta. Avevo chiuso con la bicicletta per sempre. Ho preso a vedermi con i miei amici a bere birra e giocare a golf. Non stavo vivendo assolutamente la vita di un atleta professionista fino a quando, un giorno, alcuni amici mi hanno preso da parte e mi hanno detto: "Devi a tornare a correre in bicicletta, almeno finisci la stagione. Hai preso l'impegno con la tua squadra e con i sopravvissuti al cancro che ci avresti provato. Devi almeno finire l'anno ".
Così sono andato in un campo di allenamento, con un coach e un amico. Per otto giorni sotto la pioggia battente a 5 gradi, ho ritrovato l'amore per la bici. Questo è stato l'inizio della rimonta, il resto è storia. Alla fine del 1998, ho deciso di concentrarmi su una cosa: la più grande corsa in bicicletta del mondo. Non so di preciso come sono passato dal non essere sicuro di voler gareggiare ancora a: "Perché semplicemente non vinciamo la più difficile competizione di bici al mondo? Tutto si giocava sul rischio e sulle opportunità da cogliere. Eppure, allo stesso tempo è stato un periodo sereno, perché quando nessuno si aspetta molto da te e tu non ti aspetti molto da te stesso, non vi è alcun rischio. Ed ho vinto. E poi ancora.
Pochi anni fa, Nike è venuta da me e mi ha detto, "Vogliamo creare un bracciale giallo per la tua causa. Abbiamo queste bande chiamate 'ballers' perché le abbiamo fatte per i giocatori di basket. Vogliamo farne cinque milioni gialle per il tuo programma, LIVESTRONG, ve le daremo così potrete venderle per 1 dollaro ". Scherzammo parecchio su ciò che avremmo potuto fare con 5 milioni di bande di colore giallo con la scritta "LIVESTRONG" ("Vivi intensamente"). Sorprendentemente demmo via tutti i 5 milioni rapidamente, non siamo riusciti a tenere il passo con la domanda ed attualmente ne abbiamo 55 milioni in giro per il mondo.
La gente ama essere attiva per una buona causa. Naturalmente, mi rendo conto che non tutti i 55 milioni di persone si occupano di lotta contro il cancro. Vedo gente fumare indossando il mio bracciale. Però la maggior parte di loro si è interessata e ama sentirsi coinvolta nella mia causa. Per esempio, se volessi mobilitare questo gruppo di persone e creare un esercito "LIVESTRONG", e diciamo riuscissimo a coinvolgere anche solo il cinque per cento di quelle persone, avremmo quasi tre milioni di persone in tutto il mondo, che hanno detto: "Siamo preoccupati, chiediamo questo cambiamento e vogliamo cambiare." Questo creerebbe un vero cambiamento. Il presidente degli USA ha vinto le elezioni nel 2000 con solo 500.000 voti. Il cambiamento avverrà per forza. Questo è il potere del popolo e dell'essere cittadini attivi.
Per tutto quanto vi ho raccontato, sfido anche voi a trovare il vostro "dovere di guarigione". Cercate dentro di voi cosa significa per voi il "dovere di guarigione". Siate attivi. Siate coinvolti. Fatevi ascoltare. Siate aggressivi. Siate intelligenti. Siate furbi. Non abbiate paura. Siamo in grado di influenzare il cambiamento in tutto il mondo. Sono entusiasta. Amo lottare. Abbiamo tutti una buona causa per cui abbiamo bisogno di combattere. Vi auguro buona fortuna. Possiamo fare davvero la differenza. Quindi non dimenticate di vivere intensamente (live strong)!
Lance Armstrong è un sopravvissuto al cancro ed è sette volte campione del Tour de France.
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Scusate la lunghezza del post, ma vale la pena dedicarci qualche minuto, pensando che in questi giorni si raccolgono fondi per la lotta al CANCRO, e vi giuro sulla mia pelle che la questione è davvero importante!
J.
Nel caso non lo sappiate, mi è stato diagnosticato un cancro ai testicoli nel 1996, non esattamente qualcosa di cui un ragazzo di 25 anni del Texas ami parlare.
Quando finii la chemioterapia, nel dicembre 1996, non ero sicuro che sarei riuscito a tornare per la visita annuale. Sono stato lontano dalla bici per i seguenti 18 mesi. La mia nuova vita è iniziata il giorno in cui ho lasciato l'ospedale, nel dicembre 1996. Il mio medico mi prese da parte e mi disse: "Voglio parlare con te del "dovere di guarigione". Puoi uscire di qui come privato cittadino che non condividerà mai la sua storia, che spera e va avanti o al contrario dichiarare apertamente: Sono un sopravvissuto del cancro e ne sono orgoglioso. Ha cambiato la mia vita per sempre, e vi racconterò la mia storia."
Ho scelto questa seconda strada. Ho scelto una "cittadinanza attiva". E sfido tutti voi a scegliere questa mia stessa strada.
La mia educazione è stata la malattia. La mia formazione è stata su un letto di morte.
Ho capito che l'unico modo di vivere è attivamente, come cittadini attivi.
Uscito dall'ospedale, non ho mai pensato che avrei ripreso la bicicletta, di riprendere lo sport, di vincere una sola tappa del Tour. Ma è successo e questo mi ha dato l'opportunità di andare in molti luoghi e condividere la mia storia e cercare di dare speranza a milioni di persone in tutto il mondo. Per questo mi sento benedetto: per avere avuto questa opportunità. Potreste non avere mai una tale opportunità a livello mondiale, ma disponete tutti di una vostra opportunità, a partire da casa vostra.
Nel 1998, quando ho deciso di ritornare, non c'erano garanzie nè certezze. Pensavo che, dal momento che ero stato così malato, se ero riuscito a liberare il mio corpo da tutto il cancro, sarei ritornato ed avrei vinto subito. Avevo metastasi all'addome, al polmone e cerebrali e ho pensato, "Sbarazziamoci di tutta questa roba e sarò in grado di vincere qualunque cosa." Spirito agonistico, mi allenai con quell'idea.
La realtà è stata, invece, che non ho vinto. Peggio ancora, mi sono disinnamorato dello sport e della bici. Ho smesso e sono tornato a casa nella primavera del 1998. Questa è una storia che nessuno racconta. Avevo chiuso con la bicicletta per sempre. Ho preso a vedermi con i miei amici a bere birra e giocare a golf. Non stavo vivendo assolutamente la vita di un atleta professionista fino a quando, un giorno, alcuni amici mi hanno preso da parte e mi hanno detto: "Devi a tornare a correre in bicicletta, almeno finisci la stagione. Hai preso l'impegno con la tua squadra e con i sopravvissuti al cancro che ci avresti provato. Devi almeno finire l'anno ".
Così sono andato in un campo di allenamento, con un coach e un amico. Per otto giorni sotto la pioggia battente a 5 gradi, ho ritrovato l'amore per la bici. Questo è stato l'inizio della rimonta, il resto è storia. Alla fine del 1998, ho deciso di concentrarmi su una cosa: la più grande corsa in bicicletta del mondo. Non so di preciso come sono passato dal non essere sicuro di voler gareggiare ancora a: "Perché semplicemente non vinciamo la più difficile competizione di bici al mondo? Tutto si giocava sul rischio e sulle opportunità da cogliere. Eppure, allo stesso tempo è stato un periodo sereno, perché quando nessuno si aspetta molto da te e tu non ti aspetti molto da te stesso, non vi è alcun rischio. Ed ho vinto. E poi ancora.
Pochi anni fa, Nike è venuta da me e mi ha detto, "Vogliamo creare un bracciale giallo per la tua causa. Abbiamo queste bande chiamate 'ballers' perché le abbiamo fatte per i giocatori di basket. Vogliamo farne cinque milioni gialle per il tuo programma, LIVESTRONG, ve le daremo così potrete venderle per 1 dollaro ". Scherzammo parecchio su ciò che avremmo potuto fare con 5 milioni di bande di colore giallo con la scritta "LIVESTRONG" ("Vivi intensamente"). Sorprendentemente demmo via tutti i 5 milioni rapidamente, non siamo riusciti a tenere il passo con la domanda ed attualmente ne abbiamo 55 milioni in giro per il mondo.
La gente ama essere attiva per una buona causa. Naturalmente, mi rendo conto che non tutti i 55 milioni di persone si occupano di lotta contro il cancro. Vedo gente fumare indossando il mio bracciale. Però la maggior parte di loro si è interessata e ama sentirsi coinvolta nella mia causa. Per esempio, se volessi mobilitare questo gruppo di persone e creare un esercito "LIVESTRONG", e diciamo riuscissimo a coinvolgere anche solo il cinque per cento di quelle persone, avremmo quasi tre milioni di persone in tutto il mondo, che hanno detto: "Siamo preoccupati, chiediamo questo cambiamento e vogliamo cambiare." Questo creerebbe un vero cambiamento. Il presidente degli USA ha vinto le elezioni nel 2000 con solo 500.000 voti. Il cambiamento avverrà per forza. Questo è il potere del popolo e dell'essere cittadini attivi.
Per tutto quanto vi ho raccontato, sfido anche voi a trovare il vostro "dovere di guarigione". Cercate dentro di voi cosa significa per voi il "dovere di guarigione". Siate attivi. Siate coinvolti. Fatevi ascoltare. Siate aggressivi. Siate intelligenti. Siate furbi. Non abbiate paura. Siamo in grado di influenzare il cambiamento in tutto il mondo. Sono entusiasta. Amo lottare. Abbiamo tutti una buona causa per cui abbiamo bisogno di combattere. Vi auguro buona fortuna. Possiamo fare davvero la differenza. Quindi non dimenticate di vivere intensamente (live strong)!
Lance Armstrong è un sopravvissuto al cancro ed è sette volte campione del Tour de France.
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Scusate la lunghezza del post, ma vale la pena dedicarci qualche minuto, pensando che in questi giorni si raccolgono fondi per la lotta al CANCRO, e vi giuro sulla mia pelle che la questione è davvero importante!
J.
lunedì 9 novembre 2009
mercoledì 4 novembre 2009
Auguri ANNA
Dal 1 gennaio 2010 parte la CLASS ACTION
Dal 1 gennaio 2010 sarà possibile promuovere, anche nel nostro ordinamento, azioni di classe che consentiranno la tutela di small claims riferibili a più consumatori colpiti dal medesimo illecito.
la CA, circostritta ai processi di ACQUISTO e CONSUMO, sarà applicabile in sole 3 ipotesi derivanti da:
1. responsabilità contrattuale
2. responsabilità del produttore
3. pratiche commerciali scorrette
quadro normativo: legge 99, 23.07.09 e art, 140-bis, comma 1 Codice del Consumo
Clara
la CA, circostritta ai processi di ACQUISTO e CONSUMO, sarà applicabile in sole 3 ipotesi derivanti da:
1. responsabilità contrattuale
2. responsabilità del produttore
3. pratiche commerciali scorrette
quadro normativo: legge 99, 23.07.09 e art, 140-bis, comma 1 Codice del Consumo
Clara
martedì 3 novembre 2009
Per quelli che ...
Per tutti quelli che, come me, non passa giorno che non pensino a Lei,
per quelli che ogni giorno vorrebbero tornare da Lei,
per quelli che basta vederla di sfuggita in un film e pensano subito a "volare" da Lei,
per quelli che pensano chissà che bello l'autunno da Lei....
Vi posto il link ad un bellissimo sito per gli innamorati di NY , che posta ogni giorno bellissime foto scattate in giro per la città con tutte le glamour news!
Cliccate sul titolo ....
lunedì 2 novembre 2009
Domada
Ma secondo Voi, gli amici di Marrazzo gli avranno voltato le spalle...?
Io non azzerderei...
F.
Io non azzerderei...
F.
KAISER SOSE
Ho passato gli anni giovanili a leggere libri e ascoltare lezioni universitarie in cui menti raffinatissime decrittavano i meccanismi del potere, spiegavano il sistema, ne squadernavano le intricate logiche. Per tutto quel tempo ho avuto un'impressione: che la strategia, la logica, la geniale macchinazione non fossero nel testo, ma nell'esegesi, che fossero il prodotto di una lettura molto più intelligente della realtà stessa, che il potere (democristiano, conservatore, repubblicano) fosse in realtà ben più sempliciotto (comanda chi ha i soldi in tasca e il fucile in mano), ma in seconda battuta utilizzasse volentieri quegli schemi che non si era mai sognato e i suoi critici gli attribuivano, rendendoli infine realtà.
In questi anni mi tocca assistere al contrario. Le migliori menti del nostro tempo si riuniscono, analizzano la situazione, verificano i percorsi di persuasione e che cosa ne concludono? L'ideologo è Antonio Ricci, il manovratore Alfonso Signorini. Il trucco che ha ipnotizzato una popolazione è l'esibizione di un paio di ragazze in bikini. Il ricettario alchemico è un rotocalco. Era una palla richiamarsi a Habermas o alla sussunzione pragmatica di Dewey, ma la manipolazione del consenso denunciata sfogliando "Chi" se non è un gioco di società è una resa intellettuale. E finanche morale. Ci dev'essere qualcuno che ride leggendo tutto questo, molto più che ascoltando le battute di Greggio e Iacchetti o l'Alfonso show su Radio Montecarlo (come si può concepire il Male e stridulare per Ferdy del Grande Fratello?). Qualcuno che non vedete mai in tv, non sentite alla radio, che non scrive sui giornali. Kayser Sose. Pronto a scommettere che è uno di quelli che criticavano il sistema trent'anni fa.
E per stasera ho deciso di rivedermi "I soliti sospetti".
Buona ripresa a todos
Gg
In questi anni mi tocca assistere al contrario. Le migliori menti del nostro tempo si riuniscono, analizzano la situazione, verificano i percorsi di persuasione e che cosa ne concludono? L'ideologo è Antonio Ricci, il manovratore Alfonso Signorini. Il trucco che ha ipnotizzato una popolazione è l'esibizione di un paio di ragazze in bikini. Il ricettario alchemico è un rotocalco. Era una palla richiamarsi a Habermas o alla sussunzione pragmatica di Dewey, ma la manipolazione del consenso denunciata sfogliando "Chi" se non è un gioco di società è una resa intellettuale. E finanche morale. Ci dev'essere qualcuno che ride leggendo tutto questo, molto più che ascoltando le battute di Greggio e Iacchetti o l'Alfonso show su Radio Montecarlo (come si può concepire il Male e stridulare per Ferdy del Grande Fratello?). Qualcuno che non vedete mai in tv, non sentite alla radio, che non scrive sui giornali. Kayser Sose. Pronto a scommettere che è uno di quelli che criticavano il sistema trent'anni fa.
E per stasera ho deciso di rivedermi "I soliti sospetti".
Buona ripresa a todos
Gg
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