Sette cose che insegna il Barcellona
Per chi ama il calcio e per chi non ne capisce niente, la partita perfetta (contro il Real) e la stagione magnifica del Barcellona insegnano almeno 7 cose. Queste:
1. Si può creare un'organizzazione che funziona con precisione e allegria, dove tutti sono responsabilizzati, ma si sentono valutati, senza cupezza del dovere, ma con il diritto del piacere.
2. Per farlo ci si può affidare a un condottiero giovane e senza esperienza nel ruolo (Guardiola, scelto come successore dello strapagato Rjikard, nel dubbio generale), ma con un'idea del gioco e, soprattutto, delle persone.
3. Non è necessario fare la rivoluzione per cambiare le cose, basta intervenire sugli uomini, gli stessi. Il Barcellona è cambiato (da 1-4 l'anno scorso a 6-2 quest'anno sullo stesso campo) con la rosa praticamente identica.
4. I senatori che pensano di avere ogni diritto, anche quello giocare da fermo perché hanno un passato (Ronaldinho, Deco) possono accomodarsi alla porta.
5. I giovani che possono crescere (Pique, Bojan) dentro. Quelli che non hanno ancora dato il meglio e hanno la volontà di farlo, senza agganciarsi a cordate di spogliatoio, ma semplicemente giocando, avanti (Xavi, Iniesta).
6. La fortuna è sempre importante (anche Guardiola aveva sbagliato, mettendo tra i cedibili Eto'o, che poi gli ha fatto 25 gol, buon per lui che il Milan ha preferito comprare il poster di Ronaldinho).
7. Se hai Messi lo fai giocare, come vuole e dove vuole. Se a qualcuno sta sul cazzo, si adegua. Il talento è una legge, non un'opinione.
Prova ad applicare queste 7 regole a una qualsiasi organizzazione lavorativa e vedi se non diventa il Barcellona. Non ci sta provando nessun altro? Vero. Meglio guardare il Barcellona in tv e poi tornare in caserma, giusto?
1 commento:
Notevole come sempre, il mittico Romagnoli...
Ma non credo che al Toro imparerebbero almeno una di queste sette cose, ih ih ih...
Gg
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