“Gli ultimi due anni di poca neve mi hanno fatto paura, a leggere sui giornali dell’effetto serra mi veniva l’angoscia: dio, un mondo di cielo sempre azzurro, di aria calda, di prati nudi. Ma ora l’amica neve è tornata. Mentre son qui a scrivere nella mia stanza di Beillardey la casa è dentro una “niula bassa”, come dicono i valdostani che non conoscono la parola nebbia. La nuvola bassa è scesa dal vallone di Paramont che è di fronte a noi, sull’altro versante, è arrivata a Morgex e a Pré-Saint-Didier, ha nascosto il fondovalle e poi è risalita verso di noi della collina, come i valdostani chiamano una montagna senza rocce. Adesso sotto di me è visibile solo la casa degli Haudemand e la loro lampada gialla attorno a cui vedo mulinare i primi fiocchi di neve. Stanno scomparendo nel grigio bianco anche le luci di Challancin che, sulla collina, è la nostra ultima Tule. Si ode un batter di pala, è Enrico Pareyson il custode che vuol farmi capire che lui è pronto al suo lavoro. Adesso viene giù forte, ce ne saranno già quindici centimetri, esco a pisciare, sommo piacere celtico, guardare il foro giallino nel bianco immacolato di neve, avvolto dal fruscio della neve che cade e sono felice esattamente come lo ero nei lontani anni della neve e del fuoco. Che resta da capire?”
Giorgio Bocca - IL PROVINCIALE -
Un libro da tenere sempre sul comodino.
Jean
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