Vi auguro buonwe con un bel racconto di Marco Giacosa copiato dal suo blog!
"quando mi sono trasferito definitivamente in questa città, otto anni fa, lasciavo nelle langhe un’impiegata comunale amica, un medico di base di cui mi fidavo, e un meccanico.
il meccanico era un tizio del paese, divenuto negli anni amico di famiglia, vicino a ogni scelta di mio padre che riguardasse auto o affini: il nostro ministro dell’automobile.
all’arrivo nella metropoli temevo i servizi spersonalizzati: il comune, il dottore e, appunto, tutto ciò che riguardava l’auto, di cui non capisco un cazzo.
come scegli il meccanico? a caso, essendo tra l’altro torino la città con la più alta densità al mondo di meccanici, carrozzieri ed elettrauti: almeno uno a ogni isolato, per ogni via.
il giorno in cui si ruppe nella mia zona – diciamo ruppe: a volte è una semplice batteria – potevo scegliere tra almeno tre meccanici egualmente distribuiti attorno alla macchina parcheggiata sotto casa.
così conobbi michele vivona.
era un tizio dalla barba bianca ispida, il fisico tozzo da ex paracadutista – senza magari mai esserlo stato, un calabrese ancora con l’accento, un uomo che mi parve rassicurante pur senza – o proprio perché non li aveva – i tratti sacerdotali. la sua officina è abbastanza grande, ha posto per almeno quattro auto su cui potevano lavorarci assieme i due – forse tre – dipendenti, e lui.
dietro, in ufficio, la figlia.
michele vivona non mi chiese mai “con fattura?”, ammiccando alla maniera dei piccoli professionisti: lui la fattura la faceva e basta.
la prima volta scesi nelle langhe e portai l’auto alla supervisione del meccanico di fiducia, che certificò l’ottimo lavoro e disse: l’è stà unest!, è stato onesto, come prezzo, e nonostante la fattura, vista la qualità del lavoro.
quando l’auto si rompeva, sempre da michele vivona: il quale prima di operare una modifica strutturale sempre mi chiamava: preferisci l’opzione A, a questo prezzo, o l’opzione B, a questo altro?
potrà sembrare ovvio: non lo è.
pagavo la fattura e ritiravo l’auto, spesso concordando orari di ritiro comodi a me che lavoravo e a lui che mandava a casa i dipendenti a una certa ora, contrattuale.
un giorno non lo trovai in officina, e dal viso della figlia capii che c’era qualcosa che non andava: era in ospedale, aveva subìto un trapianto di polmoni. mi si gelarono le parole, presi tutta la forza e con lo sguardo cercai di sostenere quello della figlia che all’epoca era incinta e si chiedeva, nei fatti, come avrebbe fatto senza papà.
la supervisione a campione dei lavori del signor michele procedeva con lo stesso risultato: l’è stà unest, e se lo dice il ministro dell’automobile, che pure di suo è un bello squalotto, io mi fido.
un giorno trovai l’officina chiusa, con un manifesto a lutto: il signor michele non c’era più, dal poco dei suoi 57 anni, sebbene ne dimostrasse di più. lo piangeva la figlia stefania, così imparai anche il nome di quella giovane donna che nel frattempo aveva partorito.
quando ci sono ritornato, pochi mesi fa, le ho fatto le condoglianze in ritardo, e ho visto la piccola che cresce nell’ufficio dietro l’officina. ho visto anche, però, che dall’officina mancano due dipendenti e parecchie auto, e dal suo sguardo, quello di stefania, ho capito che le cose sono adesso senza michele difficili.
michele l’auto me la ridava l’indomani sera, stefania me la riconsegna questa sera. poche ore. per il lavoro che c’è, basta un solo dipendente.
qualche settimane fa ho portato l’auto, tra le altre cose ho fatto cambiare le gomme. la scorsa settimana le ho trovate sgonfie. le ho gonfiate. qualche giorno e le ho di nuovo ritrovate a terra, quella anteriore destra e quella posteriore destra.
a terra, quindi riporto l’auto da stefania vivona.
quando riporto l’auto, mi armo del minimo per la conflittualità del quotidiano: so che potrebbe essere un problema imputabile a loro, e quindi non dovrei rimetterci un euro, so altrettanto bene che potrebbe essere l’atto vandalico di un bimbominkia – interessata soltanto la parte destra dell’auto -, insomma mi aspetto che a questo mondo la normalità sia: il meccanico dice “be’, sono bucate”, io avanzo indimostrabili argomentazioni del tipo “me l’hai messe tu qualche settimana fa, è impossibile sia un problema mio”.
stefania, potrei dire “invece”, dice guardiamo passa stasera.
pochi minuti fa passo, e il suo unico rimasto dipendente mi dà le chiavi e dice erano le valvole, le ho sistemate, vedi tu se ti fa ancora problemi.
euro zero.
il primo pensiero è ovvio finisce all’asimmetria informativa: mi avesse detto erano bucate sono venti euro, avrei speso venti euro.
inutili.
un altro mondo è possibile e inizia dall’officina che fu di michele vivona, uomo morto presto, onesto, che ha insegnato alla figlia questa virtù così fuori tempo, oggi, talmente fuori tempo che fa notizia, e scrivendo questo piccolo pensiero voglio contribuire a che non faccia, notizia, quando la sommatoria dei vari post su internet – il grande passaparola – riguarderà invece un non michele vivona, uno disonesto, uno che ruba sull’ingenuità del cliente sprovveduto.
se siete a torino, e in zona san salvario, siete persone fatte in un certo modo, e vi si rompe l’auto, l’indirizzo è via pietro giuria 54, il telefono 011677604.
E se siete a Torino spargete la voce
Buon we
Madrina "
Nessun commento:
Posta un commento