mercoledì 1 ottobre 2014

Fuga dal Campo 14

La ns Clarin ci consiglia vivamente qs libro e ci chede di far girare qs storia così da aiutarla a portare l'autore in zona per raccontare dal vivo la sua storia :





Shin Dong-hyuk è l'unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere riuscito a scappare. La sua fuga e il libro che la racconta sono diventati un caso internazionale, che ha convinto le Nazioni Unite a costituire una commissione d'indagine sui campi di prigionia nordcoreani. Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles, ed è visibile su Google Maps: eppure resta invisibile agli occhi del mondo. Il crimine che Shin ha commesso è avere uno zio che negli anni cinquanta fuggì in Corea del Sud; nasce quindi nel 1982 dietro il filo spinato del campo, dove la sua famiglia è stata rinchiusa da decenni. Non sa che esiste il mondo esterno, ed è a tutti gli effetti uno schiavo. Solo a ventitré anni riuscirà a fuggire, grazie all'aiuto di un compagno che tenterà la fuga con lui, e ad arrivare a piedi e con vestiti di fortuna in Cina, e da lì in America. Questa è la sua storia.

Oggi, Shin ha 32 anni e fa l’ambasciatore Onu dei diritti umani, denunciando i crimini che la Corea del Nord continua a perpetrare. Sembra più giovane della sua età, vive come una missione il racconto dell’esperienza al Campo 14, in difesa dei parenti uccisi perché lui avesse salva la vita, e degli altri 200 mila prigionieri. Tra le violenze del carcere di Kaechon, la parola libertà aveva il colore del cielo, ma era vuota di significato. «Sono passati otto anni dalla mia fuga e sto cercando di adattarmi a questa società – ha detto ieri Shin –. Ho cominciato a conoscerla da poco, non posso dire di aver avuto momenti felici». La prima prova di libertà è stata «la possibilità di mangiare». Gli sta a cuore il suo Paese: «Invitandomi, Torino Spiritualità ha dimostrato di comprendere il dramma della mia terra – ha aggiunto –. Non so se tutti capiranno fino in fondo l’atrocità e la sofferenza che stanno subendo i miei compagni e mio padre». 

Buona lettura
Madrina

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