Shin Dong-hyuk è
l'unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere
riuscito a scappare. La sua fuga e il libro che la racconta sono diventati un
caso internazionale, che ha convinto le Nazioni Unite a costituire una
commissione d'indagine sui campi di prigionia nordcoreani. Il Campo 14 è grande
quanto Los Angeles, ed è visibile su Google Maps: eppure resta invisibile agli
occhi del mondo. Il crimine che Shin ha commesso è avere uno zio che negli anni
cinquanta fuggì in Corea del Sud; nasce quindi nel 1982 dietro il filo spinato
del campo, dove la sua famiglia è stata rinchiusa da decenni. Non sa che esiste
il mondo esterno, ed è a tutti gli effetti uno schiavo. Solo a ventitré anni
riuscirà a fuggire, grazie all'aiuto di un compagno che tenterà la fuga con
lui, e ad arrivare a piedi e con vestiti di fortuna in Cina, e da lì in
America. Questa è la sua storia.
Buona lettura
Oggi,
Shin ha 32 anni e fa l’ambasciatore Onu dei diritti umani, denunciando i
crimini che la Corea del Nord continua a perpetrare. Sembra più giovane della
sua età, vive come una missione il racconto dell’esperienza al Campo 14, in
difesa dei parenti uccisi perché lui avesse salva la vita, e degli altri 200
mila prigionieri. Tra le violenze del carcere di Kaechon, la parola libertà
aveva il colore del cielo, ma era vuota di significato. «Sono passati otto anni
dalla mia fuga e sto cercando di adattarmi a questa società – ha detto ieri
Shin –. Ho cominciato a conoscerla da poco, non posso dire di aver avuto
momenti felici». La prima prova di libertà è stata «la possibilità di
mangiare». Gli sta a cuore il suo Paese: «Invitandomi, Torino Spiritualità ha
dimostrato di comprendere il dramma della mia terra – ha aggiunto –. Non so se
tutti capiranno fino in fondo l’atrocità e la sofferenza che stanno subendo i
miei compagni e mio padre».
Buona lettura
Madrina
Nessun commento:
Posta un commento