lunedì 10 dicembre 2007

Giovanni Arpino dixit

Oggi ricorre il ventennale dalla morte del "favoloso" Arpino, come l'aveva soprannominato quello straordinario onomaturgo di Brera Gioan fu Carlo.
Do seguito al post di Jean Nonu (abbiamo omesso il risultato, eh? ih ih...) riportando anch'io da "La Busiarda" (di ieri, sezione Cultura. E da dove senno'?).

JUVENTUS: Si scrive Juventus, si pronuncia scudetto. Vincere sempre, e con classe, è l'imperativo categorico della Signora. Nata come seleçao della borghesia torinese, via via è assurta a modello: una riserva dov'è vietato illudersi, dove giocare fa rima con lavorare, dove la vocazione ha il sigillo della professione. E' un carattere di ferro la fidanzata d'Italia. Dentro lo stile, c'è lo stiletto.

TORINO: Da Superga a Meroni a Ferrino, la storia del Toro obbedisce a un copione drammatico. Di rappresentazione in rappresentazione, società tifosi giocatori si sono cuciti addosso una divisa mentale ormai indelebile come la maglia granata: è più importante soffrire che non vincere.

JUVE & TORO: la Juventus è universale, il Torino è un dialetto. La Madama è un esperanto anche calcistico, il Toro è gergo.

1 commento:

claramenteparlando ha detto...

Comunque il Post su Novellino non e' opera mia, ma di un gobbo, credo.
In effetti il mister aveva ragione: siamo andati a Milano senza paura, e con cuore spavaldo ce ne siamo tornati a casa... con i lividi!
J.