lunedì 25 febbraio 2013

Senza parole

... E farmi star zitta è abbastanza difficile!
M.

TANZANIA

Martedì 5 marzo alle ore 21, presso l’agenzia di viaggi “Culture Lontane” in via Mazzini (quasi angolo piazzetta Pieve) a Savigliano, proiezione di “Tanzania in 3D”, immagini di un viaggio tra Kilimangiaro, safari e mare. Ingresso libero, seguirà rinfresco.
Viaggio compiuto dagli amici GG, John Frank, Kranz.

Noi siamo infinito

Toccante, divertente, malinconico e commovente

Sam (Emma Watson) e Charlie (Logan Lerman)
Sam: "Perché io e quelli che amo scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?"
Charlie: "Accettiamo l'amore che pensiamo di meritarci!"

Film assolutamente consigliato anche se ormai pensiamo di essere grandi non lo siamo mai abbastanza ...

E poi bellissima musica :
http://m.youtube.com/#/watch?v=Tgcc5V9Hu3g&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DTgcc5V9Hu3g&gl=IT

Madrina

mercoledì 20 febbraio 2013

LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO FORMENTON

La risposta alla senatrice del PDL che chiedeva ai parroci umbri di difendere il voto cristiano
Lunga ma ne vale la pena
M.

LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO FORMENTON

Spoleto 12 febbraio 2013

Gentile Senatrice,

ho ricevuto la sua lettera “ai pastori del popolo cristiano dell’Umbria” e ho deciso di risponderle in quanto “pastore” di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi “abbindolare”.

Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti “temi etici” che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l’aborto…

La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.

Ma rivolgendosi ai “pastori del popolo cristiano” lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.

Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzarne i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni.

Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria “modificazione dei valori di fondo della nostra società” (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con lei, su questo “mediare significherebbe accettare”.

Un’idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, e pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.

Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti cristiane, anti evangeliche, anti umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi… e, mi creda, mentre nel Vangelo non c’è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull’aborto… sulle discriminazioni, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla non violenza, all’accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere.

Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.

Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti e di non farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale e consigli il suo capo di seguire l’esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti di questo popolo.

Don Gianfranco Formenton

Copiata da : http://www.spoletocity.com/2013/02/don-gianfranco-formenton-risponde-alla-senatrice-ada-urbani/

sabato 16 febbraio 2013

SCONVOLGENTE!

Germania, i disperati di Amazon
"vessati da vigilantes neonazisti"


Fa scalpore un'inchiesta della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca, sulle condizioni di lavoro di molti lavoratori a tempo nelle sedi locali della più grande anzienda di commercio online del mondo. Sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista


di ANDREA TARQUINI


BERLINO - Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell'Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell'Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big global players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. O una riedizione dell'Organizzazione Todt, quella con cui SS e Gestapo reclutavano forzati in tutta l'Europa occupata, o dell'omologa e ancor più spietata autorità del lavoro giapponese nella Cina in mano al Tenno. Il GuLag di Amazon non è però in Siberia, ma in Germania, sede ottimale per gli ottimi trasporti infrastrutture e servizi di spedizione. Gli schiavi e i forzati del 21mo secolo, spinti da miseria e fame, vengono in Germania (e forse anche altrove, ma la posizione geografica centrale della Bundesrepublik è ovviamente ideale per le spedizioni di Amazon ovunque). Sono pagati malissimo, nove euro al lordo dei contributi, e lavorano soprattutto nel turno di notte. Alloggiano in sette per camerata in vecchi alberghi sciistici decaduti o chiusi fuori stagione,
sono sorvegliati da spietati vigilantes spesso appartenenti o vicini all'ultradestra neonazista.

Non sono gruppi dell'ultrasinistra, né Anonymous o i no global, ad aver denunciato lo scandalo: la scoperta dei disperati di Amazon la dobbiamo a una squadra di investigative reporters della Ard, la prima rete tv pubblica tedesca che, sorta nel dopoguerra con l'aiuto di 'istruttori' britannici e americani, ha l'abitudine di puntare tutto sulle inchieste scomode, da cane da guardia di democrazia e diritti umani. Almeno cinquemila persone, ha detto la Ard nel suo reportage appena andato in onda in mezza serata, prime time, sono impiegate da Amazon nei suoi centri di smistamento e spedizione, specie in Assia, lo Stato centrale dove sorge la metropoli finanziaria Francoforte. A casa erano insegnanti, o neolaureati, ma la disoccupazione di massa nell'Europa del sud e nei Balcani rende inutile ogni qualifica. Sono ingaggiati da Amazon con email vaghe che promettono una buona paga e un contratto sicuro con il gigante stesso.

I disperati di Amazon arrivano a spese proprie in Germania e sono accolti dai vigilantes e da persone di agenzie di collocamento private senza scrupoli. La tratta dei disperati avviene soprattutto prima di Natale, quando volano ovviamente le ordinazioni ad Amazon in tutto il mondo. Da Amazon i disperati apprendono che la paga è minore, l'orario di lavoro più lungo del previsto. E quasi sempre nello stressante turno di notte. Vengono alloggiati, racconta ancora la tv pubblica tedesca, in camerate dove appunto dormono in gruppo, chi su brande chi su vecchi divani sfondati. Alloggi e toilettes sporchi e pericolanti, cibo di pessima qualità, e devono anche pagarselo da soli con parte del misero guadagno. E spesso i vigilantes sadici si divertono a minacciarli e impaurirli per dissuaderli da ogni protesta.

In ogni momento i vigilantes hanno diritto di entrare per perquisirli e accusarli di furto al minimo sospetto. Vengono portati al centro smistamento, distante spesso decine e decine di chilometri dai dormitori-lager, con autobus stracolmi su cui spesso devono viaggiare anche in piedi. Se a causa del traffico o del maltempo l'autobus arriva tardi, il ritardo viene loro decurtato dalla misera paga. Alcuni di loro, riconosciuti perché si sono fatti intervistare, hanno ricevuto subito la lettera di licenziamento.

Lo scandalo ha fatto grande impressione in Germania, al punto che alcune case editrici tedesche stanno pensando di mettere in discussione i loro contratti con l'azienda di Jeff Bezos: la patria del capitalismo sociale, del welfare e della cogestione padroni/sindacati si scopre anche territorio del più bieco sfruttamento da capitalismo selvaggio, roba da terzo mondo. E' un colpo all'immagine di Amazon, ma anche all'attendibilità dei controlli delle autorità tedesche. L'ufficio di collocamento federale ha aperto in corsa. Il sindacato del terziario, la forte centrale Ver.Di, è entrata in azione, e sta obbligando Amazon a far eleggere rappresentanze sindacali nei suoi depositi. Partecipazione prevista al voto attorno al 60 per cento, nonostante azienda e vigilantes minaccino di rappresaglie i lavoratori che andranno alle elezioni sindacali. Almeno si è cominciato a votare nel centro logistico Amazon di Graben vicino ad Augsburg (Augusta), poi in quelli di Bad Hersfeld e Lipsia. E il sindacato prepara elezioni nel centro di Rheinberg. A Werne, Pforzheim e Coblenza ancora non si è mosso niente. L'arcipelago GuLag del turbocapitalismo sfrenato globale comincia a vacillare, grazie al coraggio dei media. "I vigilantes hanno minacciato anche noi, ma abbiamo continuato, con riprese e interviste di nascosto", narrano i colleghi del team della Ard. Quando i media pubblici sono veramente al servizio dell'informazione e non dei potenti, contro orrori, crimini e soprusi si può almeno combattere. Ma certo tra i milioni di persone che hanno ordinato da Amazon regali per Natale, chi sa quanti o quanto pochi avranno crisi di coscienza.
(16 febbraio 2013)
 
 
Da LaRepubblica
 
Efrem

venerdì 15 febbraio 2013

Il San Valentino di Giacosa :) da LaStampa

SAN VALENTINO
13/02/2013 - IL SENTIMENTO
Il cuore cerca la solidità del mattone



FOTOGALLERY
Torino, caccia ai
graffiti d’amore
a terra e sui muri
Nelle scritte sui muri o sull’asfalto
tante dichiarazioni d’amore
MARCO GIACOSA
TORINO
Alzi la mano chi non legge le scritte sui muri, e anzi: alzi la mano chi riesce a non sentirsene, anche solo per il primo istante, destinatario. E’ l’attimo in cui ritorniamo bambini, quando disegnare e tentare di scrivere a colori erano gesti naturali, accettati dai grandi che ci approvavano a prescindere. Il messaggio sul muro è un misto di amore (o di odio) e di coraggio, è un’attenzione particolare e le attenzioni, si sa, piacciono.

Scrivere sui muri conta di per sé: quasi non importano le parole, la differenza è il mezzo. Quel misto di follia e spregiudicatezza che portano a ritenere alfine romantico andare dal ferramenta, acquistare lo spray, coprirsi parzialmente il viso, attendere il momento adatto con l’adrenalina della sfida al codice penale (è reato danneggiare) e al regolamento municipale (è vietato imbrattare) e, solo successivamente, scrivere. Nell’età tecnologica, nella facilità della digitazione di parole su display, l’innamorato (o il disamorato) che sceglie l’altro percorso compie un gesto quasi rivoluzionario.

Le scritte cristallizzano storie: a volte la scritta sopravvive all’amore, spesso l’amore sopravvive alla scritta (i colori sbiadiscono, i muri deperiscono). Per questo girare la città e (ri)leggerne le superfici fa venir voglia di conoscere il destinatario (e il mittente) e chiedere come è poi andata a finire. In tempi liquidi, chi scrive sui muri invoca solidità, ricerca sicurezza, qualcosa che non rimanga solo a livello di pensiero ma si possa vedere e toccare. I muri parlano. Leggerli con attenzione è comprendere lo spirito di una città, entrare nell’infinito romanzo che racconta la sua storia.

Madrina

Sfatiamo il mito

j.

mercoledì 13 febbraio 2013

Creusa Orientale

Gita antecedente la "Grande nevicata" di lunes, ma in luoghi decisamente affascinanti.
 Dalla cima "Creusa" la sorpresa più piacevole è stata la vista del MARE !

 J.




domenica 10 febbraio 2013

Week end Mari&Monti

Weekend meraviglioso per incredibili viste e compagnia!Per dirla la con Jova:" Sono una ragazza molto fortunata" ! :) #graziesignoregrazie

M.













venerdì 8 febbraio 2013

Think positive

Vi auguro buonwe con un bel racconto di Marco Giacosa copiato dal suo blog!

"quando mi sono trasferito definitivamente in questa città, otto anni fa, lasciavo nelle langhe un’impiegata comunale amica, un medico di base di cui mi fidavo, e un meccanico.
il meccanico era un tizio del paese, divenuto negli anni amico di famiglia, vicino a ogni scelta di mio padre che riguardasse auto o affini: il nostro ministro dell’automobile.
all’arrivo nella metropoli temevo i servizi spersonalizzati: il comune, il dottore e, appunto, tutto ciò che riguardava l’auto, di cui non capisco un cazzo.

come scegli il meccanico? a caso, essendo tra l’altro torino la città con la più alta densità al mondo di meccanici, carrozzieri ed elettrauti: almeno uno a ogni isolato, per ogni via.
il giorno in cui si ruppe nella mia zona – diciamo ruppe: a volte è una semplice batteria – potevo scegliere tra almeno tre meccanici egualmente distribuiti attorno alla macchina parcheggiata sotto casa.
così conobbi michele vivona.
era un tizio dalla barba bianca ispida, il fisico tozzo da ex paracadutista – senza magari mai esserlo stato, un calabrese ancora con l’accento, un uomo che mi parve rassicurante pur senza – o proprio perché non li aveva – i tratti sacerdotali. la sua officina è abbastanza grande, ha posto per almeno quattro auto su cui potevano lavorarci assieme i due – forse tre – dipendenti, e lui.
dietro, in ufficio, la figlia.
michele vivona non mi chiese mai “con fattura?”, ammiccando alla maniera dei piccoli professionisti: lui la fattura la faceva e basta.
la prima volta scesi nelle langhe e portai l’auto alla supervisione del meccanico di fiducia, che certificò l’ottimo lavoro e disse: l’è stà unest!, è stato onesto, come prezzo, e nonostante la fattura, vista la qualità del lavoro.
quando l’auto si rompeva, sempre da michele vivona: il quale prima di operare una modifica strutturale sempre mi chiamava: preferisci l’opzione A, a questo prezzo, o l’opzione B, a questo altro?
potrà sembrare ovvio: non lo è.
pagavo la fattura e ritiravo l’auto, spesso concordando orari di ritiro comodi a me che lavoravo e a lui che mandava a casa i dipendenti a una certa ora, contrattuale.
un giorno non lo trovai in officina, e dal viso della figlia capii che c’era qualcosa che non andava: era in ospedale, aveva subìto un trapianto di polmoni. mi si gelarono le parole, presi tutta la forza e con lo sguardo cercai di sostenere quello della figlia che all’epoca era incinta e si chiedeva, nei fatti, come avrebbe fatto senza papà.
la supervisione a campione dei lavori del signor michele procedeva con lo stesso risultato: l’è stà unest, e se lo dice il ministro dell’automobile, che pure di suo è un bello squalotto, io mi fido.
un giorno trovai l’officina chiusa, con un manifesto a lutto: il signor michele non c’era più, dal poco dei suoi 57 anni, sebbene ne dimostrasse di più. lo piangeva la figlia stefania, così imparai anche il nome di quella giovane donna che nel frattempo aveva partorito.
quando ci sono ritornato, pochi mesi fa, le ho fatto le condoglianze in ritardo, e ho visto la piccola che cresce nell’ufficio dietro l’officina. ho visto anche, però, che dall’officina mancano due dipendenti e parecchie auto, e dal suo sguardo, quello di stefania, ho capito che le cose sono adesso senza michele difficili.
michele l’auto me la ridava l’indomani sera, stefania me la riconsegna questa sera. poche ore. per il lavoro che c’è, basta un solo dipendente.
qualche settimane fa ho portato l’auto, tra le altre cose ho fatto cambiare le gomme. la scorsa settimana le ho trovate sgonfie. le ho gonfiate. qualche giorno e le ho di nuovo ritrovate a terra, quella anteriore destra e quella posteriore destra.
a terra, quindi riporto l’auto da stefania vivona.
quando riporto l’auto, mi armo del minimo per la conflittualità del quotidiano: so che potrebbe essere un problema imputabile a loro, e quindi non dovrei rimetterci un euro, so altrettanto bene che potrebbe essere l’atto vandalico di un bimbominkia – interessata soltanto la parte destra dell’auto -, insomma mi aspetto che a questo mondo la normalità sia: il meccanico dice “be’, sono bucate”, io avanzo indimostrabili argomentazioni del tipo “me l’hai messe tu qualche settimana fa, è impossibile sia un problema mio”.
stefania, potrei dire “invece”, dice guardiamo passa stasera.
pochi minuti fa passo, e il suo unico rimasto dipendente mi dà le chiavi e dice erano le valvole, le ho sistemate, vedi tu se ti fa ancora problemi.
euro zero.
il primo pensiero è ovvio finisce all’asimmetria informativa: mi avesse detto erano bucate sono venti euro, avrei speso venti euro.
inutili.
un altro mondo è possibile e inizia dall’officina che fu di michele vivona, uomo morto presto, onesto, che ha insegnato alla figlia questa virtù così fuori tempo, oggi, talmente fuori tempo che fa notizia, e scrivendo questo piccolo pensiero voglio contribuire a che non faccia, notizia, quando la sommatoria dei vari post su internet – il grande passaparola – riguarderà invece un non michele vivona, uno disonesto, uno che ruba sull’ingenuità del cliente sprovveduto.
se siete a torino, e in zona san salvario, siete persone fatte in un certo modo, e vi si rompe l’auto, l’indirizzo è via pietro giuria 54, il telefono 011677604.

E se siete a Torino spargete la voce

Buon we
Madrina "

giovedì 7 febbraio 2013

martedì 5 febbraio 2013

Solo per puntualizzare...

F.

Polli e derivati

"Quando a Londra si parla di operazioni di derivati, e non sai chi è il pollo, vuol dire che il pollo sei tu!". Antonio Rizzo (ex Funzionario Dresdner Bank). j.

LA REPLICA

J.

lunedì 4 febbraio 2013

La migliore di oggi

La più bella di tutte quelle viste oggi :)
M.

Splendida giornata

Gita a Testa di Garitta Nuova
A parte l'affollamento stile Rimini tutto meraviglioso!
Panorami mozzafiato,assolutamente consigliato
Madrina







CHE BOTTA DI EMOZIONI!

Italia - Francia Rugby 6 Nazioni 2013: un'emozione indimenticabile ! j.

venerdì 1 febbraio 2013

Storia di un amore: il Cervino

Jean

La morte (non esiste più)

In concerto l'8 marzo a Torino. Se qualcuno è interessato, batta un colpo! Jean