lunedì 28 settembre 2009

FUORICLASSE


Il tipo nella foto (un Eistein senza baffi, un Allevi senza occhiali, come preferite) si chiama Malcom Gladwell, guru americano autore di libri di successo dal taglio sociologico. L'ultimo s'intitola "Outliers" e cerca di capire come nasca e maturi un fuoriclasse. La conclusione cui perviene è che il talento è sopravvalutato, molto di più incidono l'ambiente, le circostanze favorevoli e soprattutto un'applicazione dura e tenace. Il nostro Romagnoli lo ha incontrato per Repubblica. Dall'intervista, interessante e godibile (obviously), mi limito ad estrapolare la coda, illuminante spunto di riflessione per questo inizio di settimana (e oltre). Di seguito il link per leggersela integralmente.

Potrà sembrare curioso chiederlo a uno che ha scritto una "teoria del successo", ma è una cosa così importante averlo? È necessario essere approvati da una società che giudica con questi criteri? E guardando chi ha successo oggi, non esattamente dei Beatles, non è legittimo aver voglia di fallire?
"Concordo sul fatto che il successo non sia un punto d'arrivo. Il punto d'arrivo è fare qualcosa di significativo. Non è avere ricchezza o fama, ma trovare un senso per il proprio operato. Chi ci riesce ha il vero successo. E sono meno di quelli che ottengono soldi o celebrità".

http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/persone/gladwell/gladwell/gladwell.html

Gg

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