lunedì 11 gennaio 2010

Il mio Paese

Dopo una lunga assenza dal blog sento il bisogno di tornare a scrivere su questo spazio.
I mass media (si pronuncia come si scrive, è latino; non lo preciso per spocchia ma solo perché non lo sapevo fino a pochi mesi fa) in generale e la televisione in particolare ci hanno abituato a vedere sempre più immagini violente e ‘impressionanti’. La soglia della nostra impressionabilità si è alzata. E’ nella natura umana spingersi sempre oltre. E’ il motore del progresso!
Il filtro dello schermo ci ha paradossalmente avvicinato a qualsiasi parte del nostro pianeta ma ci ha allontanato dalle sue emozioni.
Chi si impressiona davvero vedendo morire altri esseri umani o vedendoli agonizzanti?
Si è innescato uno strano meccanismo per cui piangiamo come fontane vedendo che Lassie non riesce a tornare a casa ma ci sembra normale che si muoia per avere pestato una mina a Kabul.
L’altro giorno ho visto in un TG degli esseri umani terrorizzati che mi hanno ricordato gli abitanti di Sebreniza mentre aspettavano che le milizie serbe facessero pulizia etnica (tutto rigorosamente filmato!?).
Mi sono interrogato sul perché la loro immagine mi colpisse più di tante altre che in questi anni ho potuto ‘ammirare’.
Sarà stata la compassione? O una forma di empatia? Sto invecchiando?
La verità è che ho pensato con terrore che quelle persone si trovavano in Italia.
Il mio Paese.
Per la prima volta da quando è finita la II Guerra Mondiale, nella nostra nazione degli esseri umani, neri e poveri per loro sfortuna, sono stati rastrellati e caricati su autobus e treni per fare in modo che sparissero.
Naturalmente è stato fatto per il loro bene. Dobbiamo proteggerli.
Da chi?
Da che cosa?
Da noi?
Temo che nasca il recondito pensiero: ‘Lì succedono quelle cose’. Credo che questo razzismo verso dei razzisti si commenti da solo. E’ il bue che dice all’asino cornuto.
Non voglio entrare nei particolari della vicenda: lo sfruttamento degli altri esseri umani, le condizioni di vita disumane, l’intervento dell’Ndrangheta, i retroscena di una certa forma di sviluppo economico perché temo che si rischi di perdere di vista il cuore del problema.
Al di là di qualsiasi considerazione di ordine morale il vero dramma è che nel 2010 in Italia lo Stato (quello con la S maiuscola) non è in grado di assicurare le più elementari garanzie della sicurezza della persona. Questa è in primo luogo una sconfitta dello Stato.
Quello che insomma mi spinge a scrivere è il profondo disagio che provo nel vedere questa immagine del mio Paese. L'unico posto in questo pianeta in cui sono sicuro di volere vivere. Si, è molto retorico, ma sono orgoglioso di essere Italiano. Sento la mia italianità come una parte del mio corpo. Purtroppo abbiamo scoperto che sotto il tappeto c’è una montagna di immondizia.
E aggiungo che il dato più inquietante, al di là della gravità del fatto in sé, sia l’assordante silenzio, rotto solo dal Papa e in ritardo dal Presidente Napolitano, che lo ha accompagnato.
...Il mio Paese.

Efrem

2 commenti:

claramenteparlando ha detto...

Bentornato sul BLOG e grazie per il bel post!!
J.

claramenteparlando ha detto...

Efrem,
condivido esattamente parola per parola
Grazie per averlo scritto e per averlo scritto così bene
Tota