lunedì 3 novembre 2008

Questa scuola? Mah...

Dear Friends (ho ricominciato il corso d’inglese!),
venerdì sera, durante una piacevole serata in compagnia, ho assistito, è il termine corretto visto che l’esaurimento delle pile mi ha permesso a mala pena di tenere le palpebre spalancate, ad una discussione sulla riforma Gelmini; dal problema dell’orario di lavoro nelle scuole ad un presunto sfascio generalizzato.
Certo che si stava meglio quando si stava peggio! Ai miei tempi… ragazzi abbiamo 35 anni! C’è tutto il tempo per parlare come i nostri nonni!
Mi ha fatto uno strano effetto sentire fare questi commenti da persone che ritengo giovani (appartenendo alla categoria una piccola difesa è doverosa).
Non me la sento di affrontare l’argomento SCUOLA in toto per cui preferisco limitarmi ad un paio di riflessioni sulla scuola elementare.
E’ sicuramente da riconoscere che la scuola che abbiamo iniziato a frequentare 30 anni fa è molto cambiata, come del resto l’intera società. Probabilmente noi siamo tra gli ultimi rappresentanti della generazione preinformatica.
Credo che proprio questo sia il punto su cui riflettere: l’istruzione che ci è stata fornita, specialmente i primi anni era pensata per una società diversa.
Abbiamo frequentato fondamentalmente una scuola ottocentesca fatta da due quaderni, un sussidiario, due penne (nel mio caso una stilografica) e una maestra. Sono convinto che quella scuola possa oggi formare al massimo un disadattato, per fare qualche esempio: non esisteva la minima idea che avremmo avuto a che fare quotidianamente con la tecnologia anche per l’azione più banale e che per aspirare ad un lavoro impiegatizio mediamente qualificato occorresse conoscere almeno un’altra lingua rispetto a quella parlata correntemente.
Penso che la scuole dell’obbligo abbia il dovere di fornire almeno le competenze di base per essere integrati nella nostra società, però non credo che sia ragionevole richiedere che una sola persona abbia conoscenze su tutto lo scibile umano. Con questo non voglio entrare nel merito delle questioni sindacali della categoria perché non conosco la materia (quante ore per quale retribuzione), mi sembra una banale riflessione di buon senso.
In passato l’insegnante unica rispondeva in primis ad un bisogno di economicità e quindi a bisogni minimi d’istruzione: sapere fare di conto e sapere leggere prima di fìrmare. Probabilmente oggi le condizioni sono cambiate.
Non voglio tirarla per le lunghe, vi propongo solo due spunti.
Non ho imparato l’educazione dalla maestra ma dai miei genitori. Il rispetto dell’insegnante non derivava dal suo autoritarismo ma dalla sua autorevolezza, e questa era garantita soprattutto dalla famiglia. Tutti ci ricordiamo l’angoscia di fare firmare la nota o il brutto voto sul diario.
E’ troppo comodo caricare la scuola dell’onere di sopperire alle proprie mancanze nell’educazione dei figli.
Infine non è accettabile che un Paese faccia cassa sul proprio futuro, anzi semmai dovrebbe investirci. Trovo difficile credere che sottrarre risorse alla scuola sia un riforma che la migliori.
Lo diceva sempre anche la maestra: ‘Due più due fa sempre quattro’.

Efrem

7 commenti:

Fabio ha detto...

Riporto il contenuto di un ipotetico tema di quella scuola ottocentesca, di cui ho fatto parte, di cui parlava Efrem.....
Tema....il pomeriggio dopo la scuola......svolgimento..."oggi finita la scuola sono uscito in fila per due dando la mano alla mia fidanzata ed ad aspettarmi lì davanti ai cancelli c'era la mia mamma, da un braccio la borsa della spesa fatta nel negozio in Piazza Santarosa, dall'altra la mano libera e pronta ad accompagnarmi a casa a piedi....Arrivati a casa in tutta la cucina si sentivano gli odori più disparati del cibo cucinato, ci mettiamo a tavola e dopo poco suona mio papà che lavorando a Savigliano ha il tempo di venire a casa nella pausa pranzo. Finto di mangiare il papà, bevuto il caffè, ritorna al lavoro e la mamma mi fa fare i compiti. Per fortuna finiti i compiti posso giocare con playmobil e lego e guardare bim,bum,bam alla tele. Che bello stare a casa con la mamma, che bello Bim,Bum,Bam. Adesso sono le 7 e tra poco arriva il mio papino giocheremo alla lotta mentre la mamma prepara il caffelatte o il frullato e poi andremo a nanna.".
Ora leggiamo il tema di un nostro ipotetico nipotino...."suona la camapnella e zaino dei Pokemon in spalla mi trovo fuori dalla scuola con gli amichetti e ci prepariamo a tornare a casa con la nonna, oggi è il suo turno portarmi a casa e darmi da mangiare perchè la mia mamma lavora a Torino e non può venirmi a prendere, la vedrò questa sera alle 8 quanto passa a prendermi dalla nonna. La nonna guarda la TV e oggi mi ha preprato anche il dolce anche se sa che la mamma non vuole. Finito di magiare faccio subito i compiti, ma ho dimenticato a casa il quaderno giallo, o forse era blu, o forse rosso, no verde era quello di educazione civica, o forse di inglese o di musica o di informatica, so che devo fare i compiti e che la nonna deve andare a predermi il quaderno giusto. La nonna mi dice che devo fare in fretta perchè dopo mi deve portare a danza, judo,inglese,violino,canto, pittura, piscina. Mentre faccio una di queste cose la nonna va alla Leclerc a fare la spesa per lei e per la mamma, poi mi passa a prendere. Arriviamo a casa ed è già buio, sono felice perchè so che tra poco arriva la mamma. Suona, sale sono contento è la mamma, entra in casa ed io le vado in contro, ma lei è al cellulare sta parlando con il suo capo che alle 8 le doveva dire una cosa molto importante. Mi fa segno di stare zitto e lo fa anche alla nonna che intanto mi mette il giubbotto, mi da la sacca del judo e mi mette lo zainetto in spalla. Saliamo in macchina ed andiamo a casa nostra, finalmente, ma la mamma non ha ancora preparato cena. Siamo in casa io e la mamma le mi dà le spalle ai fornelli, poi va in bagno a caricare la lavatrice e poi la chiama il papà al cellulare. Farà tardi perchè il suo capo gli ha messo una riunione importantissima. Sono le 9 io mangio, il mio papà non è ancora arrivato, vedo a dormire senza vederlo, ma la mamma mi dice che quando arriva, lui passa a salutarmi. Domani il mio papà va in America per lavoro e non lo vedo fino a domenica sera, speriamo che mi porti un regalo. Che bello domani vado a scuola ho la maestra Martina per inglese, la maestre Cristina per intaliano e la maestra Chiara per matematica. Accidenti domani lo zaino è pesante devo mettere anche i quaderni per i compiti. Speriamo che sia il turno della mia nonna così quando andiamo a casa mi porta lo zaino. Che bello domani torno a scuola e posso palare con qualcuno che mi ascolta, LA MAESTRA!".
Concludo dicendo:
1) la scuola di ieri insegnava le basi oggi ti insegna molte cose in più, ma di tutte la superficie;
2) oggi tutti hanno entrambi i genitori che lavorano, ovvio che ci si aspetta che la scuola educhi i figli, per mancanza di tempo da parte dei genitori che spesso resterebbero volentieri a casa con i figli;
3) non si sottraggono soldi alla scuola per darli ad altri, e poi chissà a chi, dato che tutti si lamentano, ma perchè non ci sono più soldi (+ maestri + stipendi; dato che nessun dipendente statale ridurrebbe il proprio stipendio pur di far lavorare un collega, per mantenere i "vantaggi acquisti" ad alcuni, bisogna elminarne altri;
4)Chi vuole investire sul proprio futuro lo faccia senza aspettare che "la scuola soppersica alle mancanze dei genitori"..
5) Come fa un genitore a castigarti se non ne mai a casa??? Forse delega la nonna????
MEDITATE GENTE MEDITATE???

claramenteparlando ha detto...

Molto acuto.
Purtroppo hai ragione: hai pero' dimenticato che quando la nonna non c'è, ci pensa la TATA che si chiama con un nome strano perchè arriva dalla Romania e non sa nemmeno molto bene l'italiano, ma è amica della badante marocchina del nonno che se da giovane gli avessero detto che avrebbe trascorso i suoi ultimi anni con una "di colore" avrebbe pensato a uno scherzo di pessimo gusto.
(siccome quelli "di colore" li aveva visti solo nelle riviste dei missionari)
J.

claramenteparlando ha detto...

Gran dibattito raga, complimenti a tutti!
A sto punto proporrei Efrem al posto di Maria Stella, Don Fabio al posto di Giulio e Nonu... be', oggigiorno quelli come lui vanno a prendere il nipotino (anzi le nipotine) a scuola, giusto? Ah ah ah...
Gg

claramenteparlando ha detto...

Confido troppo nella tua intelligenza per permetterti di cavartela con il confronto tra il Mulino bianco e Il logorio della vita moderna (bevi un Cinar!).
Sono presuntuoso ma mi sembra che la questione fosse più profonda.
Pago le tasse e pretendo che la scuola che forma i cittadini di domani sia diversa da quella che ha formato me trent'anni fa. A questi bambini la scuola dell'obbligo ha il dovere di fornire gli strumenti per essere cittadini integrati nella società a prescindere da quello che hanno o fanno a casa loro (uguaglianza delle possibilità).

Efrem

Ps. non entro nel merito della 'mamma casalinga' per non aprire un altro fronte di discussione

Fabio ha detto...

@GG: Giulio intendi Andreotti voglio sperare??? Comunque date le tue doti dialettiche potresti intervenire in maniera più incisiva.
@Efrem: quella delle tasse non la capisco, ma..."Confido troppo nella tua intelligenza .." per credere che tu non sappia che l'equazione +tasse=+servizi non esiste, se non nelle regioni a statuo speciale che trattengono una buona parte del versato per i propri servizi interni (scuole, P.A., ospedali) e cedono solo una parte delle tasse raccolte allo Stato.
Ritornando al dibattito che ci vede unici interlocutori penso che l'"ugualiganza delle possibilità" sia un sistema che livella verso il basso. Certo la base deve essere garantita per tutti, ma è il merito che deve fare da discrimine altrimenti ci sarebbe un mondo di mediocrità e non di eccellenza. Sempre che la scuola debba/voglia cercare l'eccellenza e non la mediocrità.

claramenteparlando ha detto...

Questa volta, come si dice, credo di non essere molto chiaro.
L'uguaglianza delle possibilità è quella che, al di là di un discorso di giustizia, garantisce l'eccellenza perchè amplia al massimo la platea di partenza. E' all'inizio della corsa che deve essere garantita l'uguaglianza poi ognuno corre con le sue gambe.
Rispetto alle tasse il discorso è al contrario: pago volentieri le tasse se so che servono a qualcosa di utile. Formare dei cittadini integrati nella società è una cosa utile. Il problema è di non togliere fondi all'istituzione perchè rende impossibile il suo miglioramento. L'idea di aumentare i fondi in questo momento è fantascienza. Mi ripeto: non si può fare cassa sul futuro del nostro paese. Sono convinto che ci siano altri sistemi per fare quadrare i conti. Già in passato è stato fatto un ragionamento solo sul presente ed il risultato è davanti agli occhi di tutti (vedi i conti pubblici).

claramenteparlando ha detto...

Quando il dibattito, cruciale per il domani, fila così bene, appassionato ed appassionante, con ripetuti scambi che nemmeno Edberg e Becker, il conduttore non deve intromettersi.
Se poi proprio volete la mia di opinione, be'... vorrei tanto vivere in una regione a statuto speciale, con Don Fabio assessore alle Finanze ed Efrem all'Istruzione. Utopista e salomonico.
Gg
ps mi riferivo a Tremonti