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lunedì 29 settembre 2014
LA NOSTRA TERRA
Film intelligente, divertente , amaro, sociale, "bio", insomma, andatelo a vedere, ed uscendo non potrete fare a meno di acquistare i prodotti di "LIBERA" , l'associazione che è alle spalle delle cooperative che producono sui terreni confiscati alla mafia.
Jean
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giovedì 27 febbraio 2014
FILM
Se vi capita di andare al cinema, vi consiglio il film del debuttante Sydney Sibilia "SMETTO QUANDO VOGLIO".
Commedia italiana davvero divertente, che riesce ad ironizzare (talvolta sono risate anmare) su uno dei drammi del nostro Paese: la crisi di lavoro e di opportunità.
Sette brillanti cervelli, laureati nelle discipline più complesse ma ormai senza lavoro, hanno un'idea geniale per sconfiggere la (loro) crisi.
La fotografia è quasi acida, fatto insolito per un film italiano, e richiama molto gli effetti hollywoodiani, senza mai dare la sensazione di una pellicola che tende ad imitare lo stile americano.
e poi... fa davvero ridere!
J.
Commedia italiana davvero divertente, che riesce ad ironizzare (talvolta sono risate anmare) su uno dei drammi del nostro Paese: la crisi di lavoro e di opportunità.
Sette brillanti cervelli, laureati nelle discipline più complesse ma ormai senza lavoro, hanno un'idea geniale per sconfiggere la (loro) crisi.
La fotografia è quasi acida, fatto insolito per un film italiano, e richiama molto gli effetti hollywoodiani, senza mai dare la sensazione di una pellicola che tende ad imitare lo stile americano.
e poi... fa davvero ridere!
J.
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martedì 14 maggio 2013
FESTA DEL CINEMA
IN TUTTA ITALIA, FINO AL 16 MAGGIO!!!
CONVIENE APPROFITTARNE!!!!!!!!!!!
http://www.festadelcinema.it/programmazione.php
J.
CONVIENE APPROFITTARNE!!!!!!!!!!!
http://www.festadelcinema.it/programmazione.php
J.
martedì 5 giugno 2012
I fratelli Blues tornano al cinema !
"Sono 126 miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è buio, e portiamo tutt'e due gli occhiali da sole"
The Blues Brothers, John Landis, 1980
The Blues Brothers, John Landis, 1980
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lunedì 5 marzo 2012
30 anni di mito
Il 5 marzo di 30 anni fa, un mix di droghe ci ha portato via un attore mitico: John Belushi.
Che peccato...
j.
Che peccato...
j.
venerdì 25 novembre 2011
I primi della lista
C'è una sottile linea che separa la follia dal genio, così come piccolo è lo scarto tra l'impresa che poteva diventare epica, ed invece si è rivelata una "cazzata pazzesca". Il film racconta una storia VERA, e per questo già ci piace in partenza. Tra comicità e impegno politico, tra gag quasi fantozziane e verità storica, tre ragazzi pisani vicini ai movimenti di sinistra nel giugno del '70 vengono a sapere che a brevissimo in Italia ci sarebbe stato un golpe militare. Ed allora decidono di scappare, per chiedere asilo politico all'Austria ("un Paese democratico" " democratico? In Austria è nato Hitler!").
La storia del nostro Paese ci racconta che il golpe non ci fu (ma a fine del '70 la storia stessa ci dice che ci andammo mooolto vicino), ed alla fine la fuga si rivelò il pretesto per una presa per i fondelli colossale.
Bravi gli attori, bellissimo il finale , dove compaiono i VERI protagonisti della "bravata". A vederli in volto, viene voglia di farsi raccontare la loro vita da quale1970 ad oggi.
Un film che vale davvero la pena di vedere.
Jean
lunedì 18 aprile 2011
FILM DA VEDERE (SUL GRANDE SCHERMO)
"Passiamo tanto tempo a cercare di organizzare il mondo, costruiamo orologi, calcolatori, cerchiamo di prevedere che tempo farà. Ma quale parte della nostra vita è davvero sotto il nostro controllo? E se scegliessimo di vivere unicamente una realtà costruita da noi? Questo ci rende folli? E se è così... non è meglio di una vita di disperazione?"
"Il pensiero razionale distrugge l'anima."
John Brennan (Russell Crowe)
"Il pensiero razionale distrugge l'anima."
John Brennan (Russell Crowe)
venerdì 28 gennaio 2011
dal film LA PECORA NERA
"Come è possibile, mi domando a volte,
camminare sui prati verdi e avere l'animo triste?
Essere immersi nel caldo del sole,
mentre tutto d'intorno sorride...
e avere l'angoscia nel cuore?
...Lasciate a noi le vostre tristezze!
A noi che non possiamo andare nei prati
e non vediamo mai il sole."
j.
camminare sui prati verdi e avere l'animo triste?
Essere immersi nel caldo del sole,
mentre tutto d'intorno sorride...
e avere l'angoscia nel cuore?
...Lasciate a noi le vostre tristezze!
A noi che non possiamo andare nei prati
e non vediamo mai il sole."
j.
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mercoledì 17 marzo 2010
MINE ANCORA VAGANTI
Proprio come i personaggi di Ozpetek, ci ho messo un pò a (ri)elaborare, malgrado la visione fosse stata piacevole.
Concordo: è un buon film, ben fatto, ben recitato (a differenza della nostra Tota, sono però avaro nell'assegnare la palma del capolavoro...), anche se - mia modesta opinione - colloco Le fate ignoranti e La finestra di fronte ad un livello superiore per la solidità e l'intensità dell'insieme.
Mi mancano Il bagno Turco e Saturno contro, la cui visione certo mi avrebbe fornito maggiori elementi per meglio comprendere la poetica di Ozpetek (colmerò la lacuna).
Con l'acume (sociologico...) che lo contraddistingue, Efrem ne ha focalizzato uno dei temi se non il tema cardine, ragguagliato da Madrina (lei più di tutti personaggio ozpetechiano, e non devo nemmeno spiegare perchè...). Aggiungo il peso di un doloroso segreto.
In un'intervista successiva ho letto che, per creare un gruppo affiatato, "conditio sine qua non" in un film corale, prima di cominciare le riprese il regista ha ospitato gli attori a casa sua per qualche tempo, cucinando per loro e discutendo con loro la sceneggiatura... Un bel metodo di lavoro, vero? Che conferma come quello di Ozpetek sia un cinema basato sull'umanità, un cinema di calore umano: perduto, vagheggiato, inseguito, ritrovato...
Come ho detto a caldo, pur sospendendo il giudizio, in questo film l'Autore ha il merito di utilizzare il registro della commedia strappando sorrisi, con delicatezza, senza mai cedere alla volgarità e alla cafoneria oggi imperanti, lui pure così attratto dalla dimensione corporea, materica dell'esistenza (il sesso, per di più omosessuale, e il cibo, la casa, come già è stato rilevato). Sì che gli si perdona anche certi personaggi un pò macchiettistici e superflui (forse per questo simpatici) come il cognato napoletano e la svampita zia Luciana. Ma in fondo la vita vera è come la buona cucina: variegata, fatta di molteplici ingredienti, quindi gustosa, dolce o amaro che sia il gusto...
Di primo acchito mi ha lasciato perplesso, poi l'ho apprezzato: mi riferisco al finale "galleggiante", che raccorda sogno e realtà, passato e presente. A dirla tutta, il finale vero e proprio, diegetico e logico, è il corteo funebre. L'ultima scena si configura come un'appendice onirica e simbolica, con Tommaso - chiara proiezione del regista - che si chiama fuori dalle danze per avere una visuale più nitida ergo consapevole: non a caso c'è il rallenty ma non l'effetto flow (sfocato). Bravo Ferzan: questo è Cinema.
Gg
ps1 Nicole Grimaldi (Alba), sortisce lo stesso effetto (ormonale) di Jasmine Trinca e Valentina Ludovini (quella de "La giusta distanza", che Efrem ricorderà...).
ps2 Invece Cuore sacro l'avevo visto: per dirla ancora con Tota (non necessariamente "come" Tota), e contrariamente a quel che legittimamente ne pensa Mary Jane, lo considero un film TREMENDO, il più infelice di Ozpetek (siamo in tanti, regista incompreso compreso...)
ps3 vivamente sconsigliato SHUTTER ISLAND di Scorsese con Di Caprio.
Concordo: è un buon film, ben fatto, ben recitato (a differenza della nostra Tota, sono però avaro nell'assegnare la palma del capolavoro...), anche se - mia modesta opinione - colloco Le fate ignoranti e La finestra di fronte ad un livello superiore per la solidità e l'intensità dell'insieme.
Mi mancano Il bagno Turco e Saturno contro, la cui visione certo mi avrebbe fornito maggiori elementi per meglio comprendere la poetica di Ozpetek (colmerò la lacuna).
Con l'acume (sociologico...) che lo contraddistingue, Efrem ne ha focalizzato uno dei temi se non il tema cardine, ragguagliato da Madrina (lei più di tutti personaggio ozpetechiano, e non devo nemmeno spiegare perchè...). Aggiungo il peso di un doloroso segreto.
In un'intervista successiva ho letto che, per creare un gruppo affiatato, "conditio sine qua non" in un film corale, prima di cominciare le riprese il regista ha ospitato gli attori a casa sua per qualche tempo, cucinando per loro e discutendo con loro la sceneggiatura... Un bel metodo di lavoro, vero? Che conferma come quello di Ozpetek sia un cinema basato sull'umanità, un cinema di calore umano: perduto, vagheggiato, inseguito, ritrovato...
Come ho detto a caldo, pur sospendendo il giudizio, in questo film l'Autore ha il merito di utilizzare il registro della commedia strappando sorrisi, con delicatezza, senza mai cedere alla volgarità e alla cafoneria oggi imperanti, lui pure così attratto dalla dimensione corporea, materica dell'esistenza (il sesso, per di più omosessuale, e il cibo, la casa, come già è stato rilevato). Sì che gli si perdona anche certi personaggi un pò macchiettistici e superflui (forse per questo simpatici) come il cognato napoletano e la svampita zia Luciana. Ma in fondo la vita vera è come la buona cucina: variegata, fatta di molteplici ingredienti, quindi gustosa, dolce o amaro che sia il gusto...
Di primo acchito mi ha lasciato perplesso, poi l'ho apprezzato: mi riferisco al finale "galleggiante", che raccorda sogno e realtà, passato e presente. A dirla tutta, il finale vero e proprio, diegetico e logico, è il corteo funebre. L'ultima scena si configura come un'appendice onirica e simbolica, con Tommaso - chiara proiezione del regista - che si chiama fuori dalle danze per avere una visuale più nitida ergo consapevole: non a caso c'è il rallenty ma non l'effetto flow (sfocato). Bravo Ferzan: questo è Cinema.
Gg
ps1 Nicole Grimaldi (Alba), sortisce lo stesso effetto (ormonale) di Jasmine Trinca e Valentina Ludovini (quella de "La giusta distanza", che Efrem ricorderà...).
ps2 Invece Cuore sacro l'avevo visto: per dirla ancora con Tota (non necessariamente "come" Tota), e contrariamente a quel che legittimamente ne pensa Mary Jane, lo considero un film TREMENDO, il più infelice di Ozpetek (siamo in tanti, regista incompreso compreso...)
ps3 vivamente sconsigliato SHUTTER ISLAND di Scorsese con Di Caprio.
mercoledì 11 novembre 2009
DOVE SEI DIRETTO

Billie: Tutti mi stanno guardando, forse perchè indosso un vestito da 3 dollari...
John: Per loro conta la provenienza, ma è più importante dove sei diretto.
Billie: E tu dove sei diretto?
John: Ovunque tu desideri.
(Johhny Deep e Marion Cotillard al ristorante in "Public Enemies", di Micheal Mann).
Film consigliato. Ma tra l'essere un nemico pubblico e un bastardo senza gloria, non ho dubbi: scelgo di essere il secondo.
Gg
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mercoledì 18 marzo 2009
GRAN TORINO

Dato il titolo, avrei sognato che almeno alla fine apparissero sullo schermo i mitici Mazzola, Bacigalupo, Maroso, etc etc, ma malgrado gli INVINCIBILI non siano comparsi, questo film di Eastwood è davvero bello.
Certo Clint è fortemente invecchiato, ma la sua arte di inventare storie mai banali e soprattutto di interpretarle da "duro" con il cuore tenero sono ingredienti che fanno di GRAN TORINO una pellicola imperdibile.
Walt Kowalski è un ottantenne irascibile, scorbutico,solitario, reso tale dalle ferite che la vita gli ha inferto. Ritrova frammenti di tenerezza verso il suo cane e la sua vecchia auto GRAN TORINO. ( un po' come me con la 2 CV!)
Anni di guerra in Corea lo hanno reso insofferente verso gli asiatici, ma la Vita non smette mai di elargire lezioni, e per questo finisce per ritrovarsi a vivere in un quartiere abitato in larga maggioranza da famiglie di etnia Hmong.
La personalità apparentemente monolitica di Walt rivela nel corso del film tutte le sue molteplici sfaccettature: sarà proprio l'incontro con i giovani "diversi" a cambiare il destino dell'anziano.
Eastwood dipinge con tocco da vero artista i tratti di un'America che deve ancora oggi fronteggiare problemi quali il razzismo, i pregiudizi verso culture "diverse", il disagio giovanile che sfocia in bullismo, la solitudine degli anziani, le incomprensioni tra padre e figli, lo stravolgimento dei valori dell'Occidente, il dramma psicologico dei reduci di guerra.
Il tutto condito da venature fortemente autoironiche: a 78 anni Clint recita battute quali: "Avete mai fatto caso che ogni tanto si incontra qualcuno che non va fatto incazzare? [sputo]... Quello sono io."!
Insomma...
questa domenica si gioca TORO-SAMPDORIA, ma per vedere un "GRAN TORINO" dovete correre al cinema!!!
Jean.
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lunedì 19 gennaio 2009
FARE POESIA CON LA MDP: L'OSPITE INATTESO

Pungolato (as usual) da Jean Nonu, vinco l’inerzia e torno a firmarmi sul nostro caro blog (invero un po’ trascurato negli ultimi tempi).
Il pretesto (ma mica tanto) è “L’ospite inatteso” (The visitor), film passato all’Aurora nel week-end. Un autentico gioiello, come i deliziosi monili etnici creati e venduti da Zainab, la fidanzata senegalese, inizialmente scontrosa e anche un po’ acida, del ben più empatico Tarek; la dimostrazione che si può fare poesia con la macchina da presa, intendendo per poesia la capacità di invenzione sul piano del linguaggio (audiovisivo nella fattispecie) e attraverso quella - grazie anche alla qualità della sceneggiatura e delle interpretazioni (su tutti Richard Hopkins nei panni del protagonista Walter Vale) - emozionare, commuovere, propiziare riso, indignazione, riflessioni. (Personalmente, da spettatore come da lettore di solito pretendo più del mero intrattenimento).
È un film sincero (non ruffiano e finto come quelli di Muccino), credibile perché fatto della stessa materia della vita reale, la vita vissuta: lutti, incontri, rinascite, svolte, addii, rimpianti, sentimenti frenati dal pudore (non difficile rinvenire analogie nei destini dei quattro protagonisti sia pure tra loro così diversi). E quel senso di candido imbarazzo e di tenera inadeguatezza ricorrenti nella quotidianità. E quella comicità che è lo scarto tra il fallace modello di successo imposto dal Sistema e le intime aspirazioni dell’individuo.
Di questa regia che, con sintesi straordinaria, sa sprigionare emozioni e significati (e divertire: penso alla vendita del pianoforte), esemplificativa è la scena dell’addio in aeroporto tra Walter e Mouna (splendida incarnazione della fiera saggezza delle donne mediorientali). Lui, le lacrime agli occhi, fermo a guardarla allontanarsi verso il gate, lei, un velo di pianto, che si gira un’ultima volta (ma inquadrata a distanza, quindi una soggettiva di Walter), il rombo di un aereo e la mdp che sfoca un gigantesco drappo a stelle e strisce, così visualizzando (rendendo cinematograficamente) l’illusione e il dissolversi dell’american dream per i protagonisti (e non soltanto loro).
Il quid semantico, il lascito di questo piccolo grande capolavoro (la morale, anche, se vogliamo) sta nel ponte tra l’inizio e la fine. Nella prima scena l’insegnante di pianoforte spiega a Walter, totalmente sprovvisto di talento, che le dita sui tasti vanno tenute arcuate: per sentire passare il treno. Nell’ultima (un’inquadratura frontale), lo vediamo su una panchina della metro intento a suonare il tamburo regalatogli da Tarek (lo strumento che ha ridato ritmo alla sua piatta esistenza), e un treno sfreccia improvviso. Se non è poesia questa.
Come direbbe il mitico Rob Brezny (il geniale autore dell’oroscopo di Internazionale), il compito post visione è mettersi nelle condizioni di sentire passare il treno.
E adesso vado a procurarmi il primo film di Tom McCarthy: The Station Agent.
Gg
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